Villa Bacchini, questo il nome originario, era una delle poche ville presenti nel comprensorio di Cervinia fin dagli anni Trenta ed è stata distrutta nel 1980 dalla confluenza di due valanghe, a seguito della quale la Regione Autonoma Valle d’Aosta ha disposto diversi interventi, che hanno offerto la possibilità di proteggere l’area e di ricostruire la villa.
I proprietari originari, la famiglia Bacchini, hanno scelto di non avviare la ricostruzione e hanno venduto quanto restava della struttura alla famiglia Harrison di Londra, che l’ha comprata per riportarla all’antico splendore. L’esterno della villa era vincolato e il progetto di ricostruzione – seguito dallo Studio Bettiol Architecture dell’Architetto Mariapia Bettiol di Aosta in collaborazione con l’interior contractor valtellinese Concreta- ha dovuto necessariamente tener conto di questo aspetto.
L’ingegner Bacchini - l’inventore della famosa radio Allocchio-Bacchini, che ha conosciuto un grande successo negli anni d’oro della radio - aveva costruito la villa nel 1936, facendo trasportare i materiali a dorso di mulo, perché ai tempi solo una mulattiera collegava l’edificio al sistema stradale.
Per la famiglia Harrison non è stato un problema ricostruire la villa così com’era. I nuovi proprietari erano rimasti letteralmente affascinati dalle vecchie foto che ne riproducevano l’aspetto esterno ma anche i famosi giardini che la circondavano e che avevano suscitato grande interesse tra i frequentatori di Cervinia, tra cui Maria Josè di Savoia.
NEL NOME, UN DESTINO
L’intento degli Harrison è stato quello di ricostruire la villa e di far rinascere l’antico splendore che la circondava: a oggi l’edificio della villa è stato terminato, mentre il giardino è ancora in fase di studio. Per significare l’impegno a far rinascere questo storico edificio e il suo magico giardino dalle sue ceneri, i proprietari l’hanno ribattezzato La Fenice del Monte Cervino.
Il loro impegno è stato fin da subito quello di rispettare la concezione del vecchio chalet ma di conferirgli un alto livello di comfort utilizzando materiali di qualità, inserendosi nel novero degli chalet di lusso dell’area alpina. L’intenzione era quella di avere un luogo da abitare ma anche una location da affittare agli Ospiti, per questo la villa è stata concepita per essere autosufficiente. Infatti, all’interno della struttura si possono trovare le classiche funzioni ‘residenziali’ come le camere da letto, il soggiorno, la sala da pranzo e la cucina accanto alle attività più squisitamente ‘alberghiere’ come la piscina interna, la palestra, la Spa, la sala cinema, la Ski Room, la Bike Room. È presente anche uno staff interno a disposizione dei clienti.
LA STRUTTURA DELLA VILLA
L’edificio si stende su 1200 metri quadrati su sei livelli compreso l’interrato, dove sono posizionati i locali tecnici. Sono state ricavate sette camere doppie, oltre a un salone più grande e uno più riservato, una cucina che può essere utilizzata anche dagli Ospiti, una sala da pranzo e una zona buffet.
Il concept progettuale ideato dall’Architetto Bettiol e dal suo team è impostato sull’utilizzo della pietra e del legno a vista come è tradizione in montagna, ma allo stesso tempo combinando il rustico, il legno vecchio e la pietra, con materiali ricchi e moderni come i velluti e i cristalli. Questa caratterizzazione moderna è completata da un tocco neoclassico. La famiglia Harrison ama le note del Neoclassicismo italiano e ha voluto richiamarle con decori e citazioni all’interno dello chalet. Per l’atrio centrale, per esempio, dove si apre la tromba dell’ascensore, si è optato per un parapetto lavorato in metallo e ottone con motivi neoclassici, mentre nelle zone comuni le grandi cornici di legno che inquadrano le pareti si combinano con gli stucchi e le decorazioni in gesso che richiamano il gusto e l’estetica della classicità.
Il recupero e l’utilizzo di legno vecchio di larice garantisce stabilità per la realizzazione dei pavimenti, mentre le scale e l’interrato sono in pietra, per sottolineare l’anima rustica della villa.
Per la pietra, in parte si è riutilizzata quella originariamente impiegata nella costruzione della villa degli anni Trenta, integrandola con pietra locale utilizzata per la facciata esterna, il tutto è stato posato a secco, senza che si vedano i giunti, conferendo così un ulteriore fattore di pregio alla costruzione.
LE CAMERE E LE AREE COMUNI
Le camere sono due Master Bedroom, due Mini Suites al secondo piano ai due lati del vano ascensore e una King Suite all’ultimo piano. Tutte le camere hanno letti kingsize. All’ingresso delle Master Bedroom si trovano le cabine armadio che affacciano direttamente sul bagno, concepito come open space, eccetto la cabina per i sanitari. Una particolarità dello chalet è il fatto che tutti i bagni delle camere sono orientati a Nord con vista sul Cervino e offrono la possibilità di rilassarsi in vasca guardando la cima della montagna. Le camere, invece, sono tutte fronte vallata, in modo da aprire le tende al mattino verso il sole.
Sono state usate delle pelli e dei velluti e sul letto si è optato per un effetto baldacchino, alleggerito con pelli intagliate nelle cornici di legno dell’arredo. La King Suite dell’ultimo piano, arredata con le stesse modalità delle due Master Bedroom ma con superfici più generose, dispone di una piccola stanza d’appoggio per i bambini.
Nel piano di mezzo ci sono quattro camere doppie con doccia e bagno privato, tutte dotate di una piccola cabina armadio. Ogni camera ha un colore diverso giocato sulle tonalità della pelle e dei velluti, mentre le tende sono in lana e richiamano nei colori e nei disegni la tradizione alpina.
A La Fenice si accede solo in fuoristrada dal vallo paravalanghe o da una strada poderale privata, i clienti vengono prelevati con suv o motoslitte e arrivano direttamente nell’autorimessa, dove si trova una zona reception e una cantina vini sotterranea, per valorizzare a pieno anche questo accesso.
Un ingresso ricavato sotto la piscina vetrata da cui si passa provenendo dalla rimessa accoglie i clienti al loro arrivo allo Chalet. Qui, luci d’atmosfera inquadrano la porta, fino alla esplosione di luce della piscina con i giochi cromatici creati dall’acqua. Passando attraverso un corridoio di boiserie in larice antico, si giunge al vano ascensore dove, attraverso un’ampia porta vetrata, si può ammirare la Ski Room che è stata concepita come i vecchi cori delle basiliche cristiane, con legno di mogano e troni imbottiti di pelle capitonné color rosso cardinale, sovrastati da uno scenico lampadario in cristalli colorati in nuance.
La Spa ha un’ampia piscina interna con sauna e bagno turco, con secchio ghiacciato che riscuote molti consensi da parte degli Ospiti, con un idromassaggio esterno circondato dalla neve. Sullo stesso piano della Spa c’è la palestra, la sala giochi e la sala massaggio, tutto concentrato al piano terra.
La villa è unica, non ha nulla intorno e si staglia maestosa contro una parete rocciosa incorniciata dalle Grandes Murailles. È stato un intervento molto apprezzato dalla comunità di Cervinia perché ha riportato in vita un elemento che per quasi mezzo secolo era stato parte della identità architettonica del luogo e che poteva andare perduto per sempre. La conclusione del progetto ha messo fine anche alle diverse polemiche sorte durante i lavori, quando non era ancora chiaro ai non addetti ai lavori cosa sarebbe sorto in loco.
La stretta collaborazione in fase di progetto e di realizzazione dei lavori fra lo Studio dell’Architetto Bettiol e il contractor valtellinese Concreta, così come l’indiscussa professionalità, sono state garanzia di una esatta lettura delle peculiarità espresse da questa struttura - per molti versi particolare - e della piena rispondenza del risultato finale alle aspettative del Committente.